07 ott L’operatore socio-sanitario, una figura a stretto contatto con la vita
“La caratteristica principale che deve possedere questa figura professionale? Sicuramente la voglia di relazione, perché questo tipo di lavoro è fatto tutto di relazione. Le tecniche servono e devono essere patrimonio dell’operatore, ma è come ci si pone nei confronti dell’altro a fare la differenza”: il coordinatore socio-sanitario dell’Ipab di Chiampo, Paolo Dalla Benetta, descrive così l’operatore socio-sanitario, un ruolo fondamentale per la cura e l’assistenza dei nostri anziani ospiti.
“L’operatore – spiega – prende in carico in toto la persona: la maggior parte delle informazioni sullo stato di salute fisica e psicologica degli ospiti le apprendiamo dagli OSS, proprio perché sono coloro che sono a più stretto contatto con loro, 24 ore al giorno”.
Pamela Sitara lavora in Ipab Chiampo come OSS da 18 anni: “Assieme ai miei colleghi, mi occupo di circa 50 ospiti che presentano una forte complessità assistenziale. Li assistiamo in tutto: dall’alzata al bagno, dalla vestizione all’accompagnamento alle attività fisioterapiche o di svago. Ho scelto di rimanere sempre in questa struttura perché è un ambiente che permette di esprimere al meglio le doti e le qualità personali e professionali”.
“Io ho iniziato quattro anni fa e quindi ritengo di avere ancora molto da imparare – afferma Benedetta Fongaro –. Qui si respira un clima familiare e ciò è molto importante per questo tipo di lavoro, che ho scelto perché volevo stare insieme agli anziani e perché ritengo importante la continuità assistenziale”.
Graziella Cabrera fa parte del gruppo di OSS del secondo piano che fanno capo alla Cooperativa Sociale In Cammino del Consorzio Blu: “Ho iniziato 21 anni fa come addetta alle pulizie e in lavanderia. Poi, 8 anni fa, ho scelto di diventare operatrice socio-sanitaria. È un lavoro che mi piace molto e che mi dà molti stimoli, anche nei momenti di difficoltà”.
La carenza di OSS e perché scegliere questa professione
Attualmente, nel mercato del lavoro, si assiste ad una carenza di operatori socio-sanitari, al pari degli infermieri. Perché una persona dovrebbe approcciarsi a questa professione? “Il rapporto stretto con gli anziani – afferma Pamela Sitara – ti può dare grandi gioie. Il sorriso di un ospite ti ripaga di tutto l’impegno che hai messo nella giornata di lavoro”. “Anche un solo grazie – le fa eco Benedetta Fongaro – ti dà una grandissima soddisfazione”.
“Dal punto di vista professionale – sottolinea Paolo Dalla Benetta – il corso per diventare OSS è molto qualificante, perché nel giro di un anno e mezzo permette di ottenere un’occupazione e un titolo spendibile in tutta Italia. Il lavoro a turni, poi, consente di avere sempre una mezza giornata libera. Altrettanto importante è l’aspetto umano: nella nostra struttura il rapporto che si instaura con gli ospiti è favorito dal metodo dell’ApproccioCapacitante®, che abbiamo introdotto per gestire meglio la comunicazione con chi è affetto da demenza. Esso ci fornisce gli strumenti per non sentirci disarmati di fronte alle difficoltà di dialogo. Poi è da sottolineare che il contatto con gli anziani è una continua fonte di scoperte in merito alla vita. Anche nella fase della terminalità si possono cogliere aspetti che mai si sarebbero potuti immaginare. È un lavoro che dona una grande possibilità di crescita personale a chi lo fa”.
“L’appello che lanciamo – conclude il presidente dell’Ipab, Alessandro Tonin – è di valutare come possibile lavoro quello dell’operatore socio-sanitario, in quanto è un’occupazione che è in grado di garantire un posto sicuro in tempi di grande incertezza, ma soprattutto è in grado di dare una grande gratificazione a livello umano”.