27 gen La luce in fondo al tunnel
Ora che è partita la vaccinazione per gli ospiti e il personale, si può dire che nella nostra Ipab si stia iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel del Covid-19. Una parola, tunnel, che non ha soltanto un’accezione negativa. Non sta a significare solo buio e sofferenza. Qui da noi, infatti, il tunnel è quello degli abbracci, creato, grazie a donazioni, per permettere di riscoprire le emozioni che solo il contatto umano sa generare.
Ad un mese dalla sua realizzazione (è stato attivato per la prima volta la Vigilia di Natale), ci giungono molti apprezzamenti per questa iniziativa, come quello della figlia di una nostra ospite: “Stamattina ho provato questa esperienza con la mia mamma. Un’emozione unica, indescrivibile. Grazie a chi ha permesso tutto questo. Avete seminato un terreno con le risorse economiche dei benefattori, le energie, la pazienza e la grande forza di volontà di tutto il personale e adesso stanno crescendo tantissimi fiori colorati, sotto forma di sorrisi, lacrime di gioia e felicità allo stato puro”.
“Vi ringrazio tutti per la bella esperienza che ho potuto vivere – è il pensiero di un’altra famigliare -. Sentire il calore della mano di mio papà, anche se attraverso le protezioni, è stata una cosa che non sentivo da tempo. Questo mi aiuta a vivere più tranquilla. Un grazie speciale per la bellissima iniziativa!”.
Il calore di un abbraccio
Le visite nel tunnel degli abbracci sono coordinate e seguite direttamente dalle figure professionali della struttura (educatrici, psicologa, logopedista, fisioterapiste e assistente sociale).
“Il tunnel degli abbracci – spiega la psicologa psicoterapeuta dell’Ipab, Elisa Martinello – è stato realizzato non appena i dati degli screening dei tamponi ce lo hanno permesso, dopo un lunghissimo periodo di distanziamento forzato e di quarantena, durante il quale gli unici contatti con i familiari avvenivano prima tramite le telefonate di informazioni da parte dei professionisti e successivamente tramite le videochiamate. Dopo quasi un mese di esperienza, i ritorni che abbiamo avuto sia dagli ospiti che dai familiari sono stati molto positivi. In un momento in cui ancora le restrizioni ci impongono il distanziamento, finalmente nel tunnel si può incontrare il proprio caro ‘a zero distanza’, separati solamente da una pellicola in pvc. Grazie a questa, abbinata a dei manicotti nello stesso materiale, sono finalmente possibili le carezze e gli abbracci. Non solo: essendo ospiti e famigliari così vicini, è molto più facile la conversazione, sentire e farsi sentire. Una possibilità ancora più preziosa per chi magari ha qualche deficit di udito o di comunicazione. È impossibile riassumere con le parole quali possono essere le emozioni e riportare qui gli sguardi, i sorrisi, le sensazioni di chi da troppo tempo era separato dal proprio affetto più grande”.
Al di là del filo
Prima dell’avviamento dell’esperienza del tunnel degli abbracci, i contatti con i famigliari, come detto, avvenivano attraverso chiamate e videochiamate, che ora proseguono in parallelo alle visite. Anche in questo caso non sono mancati gli apprezzamenti per il lavoro svolto da operatori e professionisti dell’Ipab, come nel caso del figlio di un nostro ospite: “Voglio esprimere la mia gratitudine al personale, impegnato nell’affrontare in prima linea questa difficile situazione sanitaria, soprattutto per farci sentire vicini ai nostri cari anche con telefonate dirette e videochiamate, visto che eravamo impossibilitati nell’andare a fare le visite per i divieti imposti dalla situazione epidemiologica. Dopo le dimissioni dal reparto di ortopedia dell’ospedale di Valdagno ci era stato riferito che saremmo stati in buone mani e devo proprio ammettere che lo stiamo testando in maniera diretta. Grazie a tutti, con la speranza che il momento difficile passi presto e si possa ripartire con la vita normale”.