31 ago Abbiamo fatto tombola!
Quando si parla di tombola si pensa unicamente allo svago, alle feste natalizie in famiglia o ai montepremi delle estrazioni durante le sagre di paese. Non si pensa quasi mai, invece, alle valenze di tipo cognitivo e di socializzazione legate a questo antico gioco da tavola, nato a Napoli nel XVIII secolo come alternativa casalinga al lotto.
Nella nostra Ipab, proprio per tali motivi, la tombola riveste un ruolo importante tra le varie attività di educazione, tanto che si svolge tre volte alla settimana: una in soggiorno e due nei reparti, allo scopo di coinvolgere più ospiti possibile.
“Gli obiettivi del progetto tombola – spiega l’educatrice Alessia Xompero – sono diversi. Il primo è appunto la socializzazione, perché questo gioco permette di stare insieme in un clima di divertimento. Aiuta, quindi, anche a sentirsi parte di un grande gruppo e stimola la collaborazione tra vicini di posto. E poi presenta vantaggi contro il decadimento cognitivo: sono infatti necessarie abilità di attenzione e concentrazione e di riconoscimento dei numeri, senza tralasciare l’aspetto della reminiscenza, ossia il ricordare i momenti in cui si giocava a casa con i propri cari”.
L’attività ha una durata di un’ora e mezza. Prima dell’avvento del Covid-19 veniva svolta anche con il supporto di alcuni volontari, ma ora che il loro ingresso in struttura non è possibile per via dei protocolli anti-contagio sono alcuni ospiti ad essersi assunti il compito di aiutare i compagni di partita che sono più in difficoltà.
Ma come si svolge il gioco? Ognuno riceve due cartelle e per ogni incontro vengono svolte due partite. Vengono premiati l’ambo, il terno, la quaterna, la cinquina, la tombola e il tombolino e ad ogni vincita si ricevono piccoli regali. Insomma, come in ogni gioco lo spirito competitivo non deve mancare! E il successo è certificato dalla media di una ventina di partecipanti a partita.
“È un appuntamento molto sentito e atteso dai nostri ospiti – conclude l’educatrice -, perché il gioco consente di evadere per alcune ore dalla routine. Tutti, giocando, torniamo un po’ bambini e questo non può che fare bene, sia al fisico che all’anima”.